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DATA: 2018-02-09



Ecco i primi ovociti umani cresciuti in laboratorio


Finalmente ce l'hanno fatta: per la prima volta sono stati coltivati in laboratorio i primi ovociti umani. A riuscirci sono stati i ricercatori della University of Edinburgh che su Molecular Human Reproduction hanno raccontato come, dopo tre decenni di lavoro, siano riusciti, partendo da una piccola porzione di tessuto ovarico, a completare l'intero processo di maturazione degli ovociti e renderli quindi in grado di reagire alla fecondazione. La nuova ricerca, quindi, è un nuovo importante passo nel mondo della fertilità e nella medicina rigenerativa, costituendo una opportunità per esempio di aiutare le donne infertili e di preservare la fertilità nei giovani che ricevono un trattamento contro il cancro, come la chemioterapia e la radioterapia.

Per farlo, i ricercatori si sono concentrati principalmente sulle condizioni ambientali nelle quali far sviluppare le cellule primitive (i follicoli ovarici) prelevate dal tessuto ovarico di 10 donne tra i 20 e i 30 anni. La tecnica, in altre parole, si sviluppa in quatto fasi, nelle quali vengono controllati attentamente i diversi cocktail di nutrienti, livelli di ossigeno, ormoni, proteine che simulano la crescita (fattori di crescita) e il terreno nel quale le uova sono coltivate.

La prima fase, quindi, è quella di prelevare le cellule primitive, la seconda di immergerle in questo ambiente (liquido di coltura), dove cominciano a crescere, aumentando le loro dimensioni. A questo punto, nella terza fase, vengono separati i follicoli ovarici contenenti gli ovociti e viene rimosso il liquido di coltura per poi collocarli su una membrana ricca di nutrienti e portarli a maturazione (quarta fase).

Finora, il successo di questa tecnica era stato osservato solo nei topi, i cui ovociti erano stati capaci di generare una prole sana. E dai quei risultati ci sono voluti ben 30 anni di lavoro per far sì che ora gli scienziati possano coltivare ovociti al di fuori dell'ovaio, dalle prime fasi di sviluppo fino alla maturità. Per ora, va precisato, che la tecnica dovrà essere perfezionata, in quanto solo il 10% degli ovociti è arrivato a completa maturità (ovvero è riuscito a dimezzare il suo corredo cromosomico per poter essere fecondato) e soprattutto si dovrà ancora vedere, quando verranno fecondati, se saranno in grado di generare embrioni sani. "È stato molto eccitante ottenere la prova che è possibile raggiungere questo stadio anche nel tessuto umano", ha spiegato alla Bbc l'autrice della ricerca, Evelyn Telfer. "Ma ora dobbiamo pensare a come migliorare le condizioni di coltura e testare la qualità degli ovociti".

Va precisato che per ora il team di ricercatori non è in possesso di alcun brevetto per poterlo sperimentare e che ci vorranno ancora anni e molti test per potersi assicurare che la tecnica sia sicura. Tra le altre cose, i ricercatori hanno evidenziato che gli ovociti si sono sviluppati più velocemente di quanto avrebbero fatto normalmente nel corpo, mentre una piccola cellula conosciuta come globulo polare (che viene espulsa nelle fasi finali dello sviluppo quando il numero di cromosomi si è dimezzato) era insolitamente grande, il che potrebbe suggerire uno sviluppo anormale.

di Marta Musso


FONTE: https://www.wired.it

RAGGIUNGIBILE ALL'INDIRIZZO:
https://www.wired.it/scienza/lab/2018/02/09/ovociti-umani-laboratorio/